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giovedì 29 agosto 2013

Commento al post di Giorgio Israel: "Perchè se muore il liceo classico muore il paese".

«Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» 
(Dante Alighieri)

Fermo restando la parziale collaborazione con la Gelmini, che mi pare non all'altezza di Israel, devo dire che sostanzialmente concordo con le premesse e le conclusioni di Giorgio Israel.
Da Berlinguer in poi, senza soluzione di continuità, c'è una linea trasteverina  "revanscista" contro il Liceo Classico e Scientifico.
Fermo restando che ogni disciplina, ogni sapere, ogni percorso formativo, ha la sua "dignità" (epistemologica e non), tuttavia non si può non concordare con le ovvie conclusioni di Israel. Noi Scuola non siamo nati per fare il centro di pre-addestramento a Marchionne, oppure per gestire le relazioni umane e pedagogiche secondo paradigmi "efficientisti" ( recentemente stigmatizzate come male della società da Papa Francesco), o per forgiare dei consumatori da trash-talk show "amicali". Dovremmo fornire una "consapevolezza" da cittadinanza pro-attiva all'altezza della globalizzazione. Se chi critica questo allarme sull’impoverimento culturale complessivo, che la flessione del gradimento formativo dei Licei impone,  vuole invece dire che la cultura "liceale" non è "condizione necessaria e sufficiente" per avere una società genericamente "migliore", allora sono d’accordo. Questo è ad esempio ampiamente testimoniato dal dramma della Shoah: i gerarchi nazisti spesso erano estimatori e conoscitori della "cultura classica", dalla musica, alle poesie,  alla pittura. Ovviamente questo non vuol dire che la cultura classica ha prodotto i "mostri" del secolo scorso. La situazione è, come sempre, "leggermente più complessa" e sfugge a schemi meccanicisti.
La Scuola può scegliere se "riflettere" p-a-t-e-t-i-c-a-m-e-n-t-e la società attuale (società "liquida" magari per una scuola "liquida"?) oppure se provare a "rifletterla" criticamente, dopo di che se per caso conveniamo che dovrebbe rifletterla criticamente e costruttivamente, allora dovrebbe attrezzarsi. 
Come?
Esponendo la storia del vino servito all'alberghiero o sapendo esporre la concezione dialettica della società? Sapendo commentare la teoria della relatività oppure sapendo svolgere una equazione con strumenti compensativi e dispensativi e magari in linguaggio aumentativo?
Fermo restando una "certa" trasversalità delle competenze nella rosa dei saperi, che a mio avviso dimostra SOLO l'unitarietà del Sapere, tuttavia è pericolosamente "deconcettualizzante", per me "attrezzarsi" significa avere gli strumenti critici adatti a intercettare la complessità della realtà.
Dove li possiamo pescare? Da quali esperienze culturali e umane?
Non credo di dover ricordare il "luogo comune" secondo il quale i principali "nodi" dell'essere uomo e dell'essere animale sociale sono stati affrontati nella cultura classica e sono domande e risposte valide "eternamente"...se non ci credete chiedete alla Chiesa .
Comunque tornando alla discussione, nella linea di continuità che parte da Berlinguer a Viale Trastevere, c'è in nuce la visione "delle larghe intese" sulla Scuola:
per la Sinistra i "Licei" sono "dell'elitè" direi snob e anticlassista,
per la Destra i "Licei" vanno ridimensionati perché "pericolosamente inutili nella nostra economia"...economia e società che ricordo poggiano sul principio dell'ADESIONE ACRITICA E INCONDIZIONATA allo status quo (un essere proni a cui il riformismo culturale di sinistra serve solo come la terapia del dolore alle cure palliative).
Concludo: non mi piace una società dove dobbiamo preparare degli "avvitatori di bulloni" anche mentali, senza che sappiano PERCHE' avvitano, PER CHI avvitano e se serve quello che fanno oppure se è meglio fare macchine senza bulloni, per questo sono d'accordo con Giorgio Israel e aborro lo snobbismo di sinistra.
Se proprio vogliamo fare una critica al pensiero di Israel, allora dobbiamo dire che la sua visione “scolastica” comporta anche nell’ambito dell’indotto dei “giacimenti culturali” risorse da mettere a frutto economico, cioè una certa visione “aziendalista”: investire in cultura classica e umanistica conviene economicamente. Ecco questo meriterebbe un approfondimento che muova dal presupposto che l'equivalenza di ciò che è profittevole è anche umanamente conveniente è più un vago sinallagma che un'equivalenza e in ogni caso lo Stato investe anche in settori dove non ci sono margini di profitto...magari non immediati.
Ma per il resto mi pare dica cose assolutamente condivisibili e di buon senso, quindi assolutamente r-i-v-o-l-u-z-i-o-n-a-r-i-e per il nostro Paese.

Post scriptum: A proposito della presunta superiorità culturale dei percorsi formativi “pratici” rispetto a quelli “teorici”, mi ricordo che la dicotomia tra scienze esatte o nomotetiche e scienze approssimate o ideografiche, fu brillantemente risolta da un certo Weber (il sociologo non il Fisico del il flusso magnetico...a proposito di "quizzocrazia" in par condictio dell'errore...a cui va riconosciuto a GIORGIO ISRAEL il merito di essersi espresso palesemente contro....al contrario del PD, tanto per dare a Cesare quello che è di Cesare).


lunedì 10 giugno 2013

Esiste conoscenza senza affettività?.....congediamoci per questo anno scolastico sul senso di quello che è l'integrazione.

La storia di un handicappato, uno schizofrenico....di quello che ha capito nel suo percorso di vita,  è racchiusa nel discorso a Oslo del 1994.
Con questo video ci congediamo da Voi per il presente anno scolastico, auguriamo a tutti vacanze serene e soprattutto Vi diamo un caloroso arrivederci a settembre.

Ventimiglia, 11 giugno 2013

Freelance                                                                          prof. G.Memmo
Federico Di Caro
classe 2M-IPC Marco Polo



 John Nash Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

John Forbes Nash Jr. Nobel per l'economia 1994 John Forbes Nash Jr. (Bluefield, 13 giugno 1928) è un matematico ed economista statunitense. Tra i matematici più brillanti e originali del Novecento, Nash ha rivoluzionato l'economia con i suoi studi di matematica applicata alla "Teoria dei giochi", vincendo il premio Nobel per l'economia nel 1994. Nash è anche un geniale e raffinato matematico puro, con un'abilità fuori dal comune nell'affrontare i problemi da un'ottica nuova, trovando soluzioni eleganti a problemi complessi, come quelli legati all'immersione delle varietà algebriche, alle equazioni differenziali paraboliche, alle derivate parziali e alla meccanica quantistica.
L'infanzia 
Il padre, che si chiamava con lo stesso nome, era nativo del Texas ed ebbe un'infanzia infelice, riscattata dagli studi in ingegneria elettrica che lo portarono a lavorare per l'Appalachian Power Company di Bluefield, nella Virginia Occidentale. La madre, Margaret Virginia Martin, prima si sposò poi intraprese la carriera di insegnante di inglese e qualche volta di latino. John Forbes Nash jr. già da piccolo rivela un carattere solitario e bizzarro. Anche la sua frequentazione scolastica presenta problemi. Alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto lo descrivono come un ragazzo singolare, solitario e introverso, con un maggiore interesse per i libri rispetto alle ore di gioco con altri bambini. Il clima familiare, tuttavia, è sostanzialmente sereno, coi genitori che non mancano di dimostrargli il loro affetto. Dopo qualche anno nasce una sorella, Martha: è proprio grazie a lei che John riesce a integrarsi un po' di più coi coetanei, riuscendo anche a farsi coinvolgere nei giochi usuali dell'infanzia. Tuttavia, mentre gli altri tendono a giocare insieme, John spesso e volentieri preferisce rimanere per suo conto. Il padre, inoltre, lo tratta da adulto, fornendogli in continuazione libri di scienza e stimoli intellettuali di tutti i tipi. Anche la situazione scolastica non è rosea, perlomeno inizialmente. Gli insegnanti non si accorgono del suo genio e dei suoi talenti. Anzi, la sua mancanza di "abilità sociali" lo mette in cattiva luce nei confronti del corpo docente. Nash era probabilmente annoiato dalla scuola, un caso non raro, visto che Albert Einstein era altrettanto insofferente verso le tradizionali istituzioni scolastiche. Gli anni del liceo Al liceo, invece, la sua superiorità intellettuale rispetto ai compagni gli serve soprattutto per ottenere considerazione e rispetto. Ottiene anche una prestigiosa borsa di studio, grazie a un lavoro di chimica in cui vi è però anche lo zampino del padre. Si reca allora a Pittsburgh, alla Carnegie Mellon, per studiare proprio chimica. Con il passare del tempo, però, il suo interesse per la matematica va aumentando sempre di più. In questo campo mostra abilità eccezionali, specialmente nella soluzione di problemi complessi. Con gli amici, invece, si comporta in modo sempre più eccentrico. Di fatto, non riesce ad instaurare rapporti di amicizia né con donne né con uomini. Partecipa alla Putnam Mathematical Competition, un premio molto ambito, ma non vince: sarà questa una delusione cocente, di cui parlerà anche dopo vari anni. In ogni caso si mostra subito un matematico di primo ordine, tanto da ottenere offerte da Harvard e Princeton per fare un dottorato in matematica. Sceglie Princeton, dove avrà modo di conoscere, fra gli altri, giganti della scienza come Einstein e Von Neumann. Nella lettera di presentazione a Princeton che Nash porta, vi è solo una frase, scritta dal rettore: "Quest'uomo è un genio."
Gli anni a Princeton
Nash ha subito grandi aspirazioni in campo matematico. Durante i suoi anni di insegnamento a Princeton, soprattutto, Nash mostra una vasta gamma di interessi nella matematica pura e applicata: dalla topologia, alla geometria algebrica, dalla teoria dei giochi alla logica. Non si interessa al dedicarsi ad una teoria, a svilupparla, a tessere rapporti con altri specialisti, eventualmente a fondare una scuola; desidera invece risolvere un problema con le sue forze e i suoi strumenti concettuali, cercando l'approccio più originale possibile alla questione. Nel 1949, mentre studiava per il suo dottorato, sviluppa le considerazioni che 45 anni più tardi gli valgono il premio Nobel. Durante quel periodo Nash stabilisce i principi matematici della teoria dei giochi. Un suo collega, Ordeshook, ha scritto: « Il concetto di "Equilibrio di Nash" è sicuramente l'idea più importante nella teoria dei giochi, per quel che riguarda i giochi non cooperativi. Se analizziamo le strategie di elezione dei candidati, le cause della guerra, la manipolazione degli ordini del giorno nelle legislature, o le azioni delle lobby, le previsioni circa gli eventi si riducono ad una ricerca di o ad una descrizione degli equilibri. Detto in altri termini e banalizzando, le strategie di equilibrio sono tentativi di predizione circa il comportamento della gente.[senza fonte] »
Gli anni seguenti e i primi sintomi della schizofrenia 
Intanto comincia ad avere i primi segni di malattia. Conosce anche una donna, di 5 anni più grande di lui, che gli dà un figlio. Nash non vuole aiutare la madre economicamente, non riconosce il figlio, anche se si occuperà di lui, sia pure saltuariamente. Continua la sua vita piuttosto complicata ed errabonda. Incontra un'altra donna, Alicia Larde, meglio nota poi come Alicia Nash, che diventerà sua moglie. In questo periodo visita anche il Courant Institute, dove incontra Louis Nirenberg, che lo introduce ad alcune problematiche delle equazioni differenziali alle derivate parziali. In questo campo ottiene un risultato straordinario, uno di quelli che potrebbero valere la medaglia Fields, e che è legato a uno dei famosi problemi di Hilbert. Tuttavia il matematico Ennio De Giorgi, di cui Nash ignorava i risultati, aveva già risolto lo stesso problema pochi mesi prima in maniera indipendente. Al conferimento del Nobel, lo stesso Nash dichiarerà che: "fu De Giorgi il primo a raggiungere la vetta". Comincia nel frattempo ad occuparsi delle tematiche legate all'interpretazione della meccanica quantistica e anni dopo dichiarerà che probabilmente l'impegno che mise a questa impresa fu causa dei suoi primi disturbi mentali.[senza fonte]
I ricoveri e la guarigione
Cominciano i ricoveri, e comincia anche un periodo lunghissimo della sua vita in cui alterna momenti di lucidità, in cui riesce a lavorare raggiungendo anche risultati assai significativi (ma non del livello dei suoi precedenti), ad altri in cui le condizioni di salute mentale sembrano seriamente deteriorate. I deliri più ricorrenti riguardano le visioni di messaggi criptati (provenienti anche da extraterrestri), il credere di essere l'imperatore dell'Antartide o il piede sinistro di Dio, l'essere a capo di un governo universale. Fra alti e bassi, conduce la sua vita al fianco della moglie che lo sostiene in tutti i modi e con grandi sacrifici. Finalmente, dopo lunghi travagli, all'inizio degli anni novanta le crisi sembrano avere fine. Nash può tornare quindi al suo lavoro con maggiore serenità, integrandosi sempre di più nel sistema accademico internazionale e imparando a dialogare e a scambiare idee con altri colleghi (caratteristica primaria, d'altronde, dell'impresa scientifica). Il simbolo di questa rinascita è contrassegnato nel 1994 dal conferimento del premio Nobel per l'economia, attribuito però in base ai suoi risultati giovanili sulla'applicazione della teoria dei giochi non cooperativi all'economia (in cui il concetto basilare è dato dall' Equilibrio di Nash. Il 19 marzo 2003 gli è conferita la laurea "honoris causa" in Economia e Commercio da parte dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.
Il genio e la schizofrenia
Nash ha vissuto per circa trenta anni tra i successi scientifici ed accademici e la malattia mentale. Durante la brillante attività scientifica in istituti universitari prestigiosi (come quello di Princeton) oppure in società come la RAND Corporation, dove insieme a logici, matematici, fisici e ingegneri esperti di teoria dei giochi, lavorò per il governo alle strategie politiche e militari della guerra fredda, dovette convivere con la schizofrenia che spesso e per lunghi periodi nell'arco di trent'anni ne offuscò l'intelligenza e la creatività isolandolo emotivamente dal mondo esterno. Dopo i periodi di crisi, spesso successivi ai ricoveri in ospedali psichiatrici, Nash tornava a fare matematica. Ma pochi mesi dopo la malattia si riacutizzava. Terapie come elettroshock, insulinoshock, con conseguente attacco epilettico e coma, camicie di forza chimiche, lo hanno segnato nel fisico. Nash ha dichiarato di non aver più fatto uso di farmaci antipsicotici a partire dal 1970; ciò non corrisponde a quanto illustrato nel film biografico A Beautiful Mind, secondo il quale Nash avrebbe ricevuto terapia farmacologica a base di antipsicotici atipici anche dopo il 1970. Il parere di Nash è che l'inaccuratezza biografica presente nel film sarebbe stata motivata dal timore di veicolare con la pellicola il messaggio che un genio affetto da schizofrenia avrebbe potuto interrompere la terapia anche in assenza di una remissione totale e definitiva dei sintomi. Nel caso di Nash è comunque risaputo che col tempo egli non solo ha imparato con successo a saper gestire i sintomi, ma ha anche raggiunto la totale remissione di questi e quindi la guarigione.
Teoria economica
Da un punto di vista economico, e soprattutto monetario, Nash si è fortemente discostato dal pensiero cosiddetto mainstream, per sostenere alcune tesi della scuola austriaca, in particolare di Friedrich von Hayek (soprattutto per quanto riguarda gli argomenti contenuti in Denationalization of Money: The Argument Refined, del 1976). Lo stesso Nash ha più volte ammesso di essere stato influenzato dall'economista austriaco[1][2]. Molte di queste idee furono ripudiate dal matematico negli anni della vecchiaia.
Film
A Beautiful Mind Il film A Beautiful Mind (2001) del regista statunitense Ron Howard, vincitore di quattro Golden Globe e di altrettanti Oscar ("miglior film", "miglior regia", "miglior sceneggiatura non originale" e "miglior attrice non protagonista" a Jennifer Connelly per il ruolo di Alicia Nash) narra, romanzandola ed omettendone alcune parti, la vita di John Nash, nel film interpretato da Russell Crowe. I fatti narrati dal film sono tratti dalla omonima biografia di Sylvia Nasar, che racconta la storia di Nash condendola con una miriade di dettagli, raccolti da matematici che lo hanno conosciuto e dallo stesso Nash (il libro è edito in Italia col titolo Il genio dei numeri - Storia di John Forbes Nash Jr., matematico e folle; da questo sono tratti i virgolettati presenti nel testo). ^
(EN) Julia Zuckerman, Nobel winner Nash critiques economic theory, in «The Brown Daily Herald», 27 aprile 2005. URL consultato in data 12 novembre 2011. ^ Nash, John. Ideal Money and Asymptotically Ideal Money (in inglese). URL consultato in data 12 novembre 2011. Bibliografia Nasar, Sylvia (2002) Il genio dei numeri, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, ISBN 88-17-12871-6 Voci correlate[modifica] Equilibrio di Nash Teoria dei Giochi John von Neumann Calcolo delle variazioni Altri progetti (EN) Home Page of John F. Nash, Jr. Intervista a Nash Biografia, da torinoscienza.it (EN) Non-Cooperative Games: una copia della sua tesi di dottorato sulla teoria dei giochi non cooperativi (file pdf, 32 pag.) Nash, Berge, Kakutani: dimostrazione del teorema di esistenza dell'equilibrio di Nash e preliminari (file pdf, 18 pagg.)

Di seguito materiali forniti dalla Banca d'Italia per persone ipovedenti o con ipoacusia



http://www.bancaditalia.it/serv_pubblico/cultura-finanziaria/conoscere/lis

domenica 26 maggio 2013

Allievi disabili e scuole non statali

ISCRIZIONI AL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO: LE SCUOLE PARITARIE HANNO L’OBBLIGO DI ACCOGLIERE GLI ALLIEVI DISABILI

 
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bambini disabili e non a ricreazioneL’eventuale rifiuto di iscrizione dell’allievo certificato va denunciato alla Procura della Repubblica

A breve saranno ultimate le iscrizioni per il prossimo anno scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado. È bene precisare che tutti gli alunni in situazione di handicap hanno diritto a frequentare non solo le classi comuni della scuola statale, ma anche quelle delle scuole paritarie. Queste ultime, infatti, svolgendo un servizio pubblico in virtù della L. 62/2000, hanno l’obbligo di accoglierli senza alcuna discriminazione. In caso di non ottemperanza a tale obbligo è prevista la perdita della parità ottenuta.

UNA DIFFICILE ACCOGLIENZA – L’accettazione degli allievi disabili nelle scuole paritarie non è sempre serena; il problema principale è il sostegno, che le scuole non sono tenute a pagare. Nella Scuola Primaria, se l’istituto paritario è anche parificato (se ha cioè anche stipulato una convenzione con il ministero) l’onere di pagare il docente di sostegno spetta al Miur; se invece è paritario ma non parificato, è in genere beneficiario di un contributo pubblico annuale per coprire le spese del sostegno. Gli importi, però, sono bassi, insufficienti al bisogno e così succede spesso che la scuola avvisi i genitori che coprirà il sostegno solamente fino all’equivalente del contributo ricevuto o che chieda loro di partecipare al pagamento con rette aggiuntive. L’obbligo di accoglienza è stato siglato da una legge, ribadito dal tribunale di Roma nel 2002 e ancora sottolineato nel 2008 con un decreto ministeriale. Nella concretezza, però, davanti alle carenze economiche o ai ritardi nei rimborsi da parte dello Stato, accade che le scuole paritarie possano scoraggiare se non addirittura rifiutare l’iscrizione di una alunno con disabilità.

IL NO E' ILLEGALE – Il D.M. 83/08 contiene le Linee Guida che regolano le modalità per il riconoscimento della parità scolastica e per il suo mantenimento. In particolare, in esse si esplicita che il gestore deve dichiarare l’impegno ad applicare le norme vigenti in materia di inserimento di studenti con disabilità, con difficoltà specifiche di apprendimento (DSA) o in condizioni di svantaggio. L’Ufficio Scolastico Regionale (USR) ha il compito di verificare la completezza e la regolarità delle dichiarazioni e dei documenti prodotti dalla scuola. Se l’USR, a seguito di verifica ispettiva, accerta che non vi è rispondenza ai requisiti di legge, invita la scuola a ritornare nella legalità entro il termine di 30 giorni e, se ciò non accade, provvede alla revoca della parità. Per la revoca è sufficiente la perdita anche di uno solo dei requisiti previsti dalla normativa. Se un genitore, pertanto, dovesse vedersi negare l’iscrizione del proprio figlio a una scuola paritaria può, anzi, deve presentare regolare denuncia alla Procura della Repubblica.

Bisogni educativi speciali.....cosa bisogna sapere