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lunedì 10 dicembre 2012
lunedì 12 novembre 2012
Un bellissimo sito di mappe concettuali
http://mapper-mapper.blogspot.it/search/label/CHI%20SIAMO
Per chi invece volesse cimentarsi con un programma gratuito che costruisce le mappe, potete scaricarlo qui:
http://cmap.ihmc.us/download/
Giancarlo Memmo
lunedì 5 novembre 2012
Barriere architettoniche e mentali, post a cura di Patrizia Mazzarello
In questo post, molto efficacemente Patrizia introduce " a chiare lettere" il concetto di "integrazione"...ci fa riflettere e ci conferma l'importanza dell'integrazione sociale e scolastica delle Persone con bisogni educativi speciali...grazie!
Il ministro dell’economia Vittorio Grilli nelle scorse ore ha assicurato che il governo stanzierà i fondi per l’assistenza domiciliare ai malati di Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurologica che colpisce progressivamente tutti i muscoli. Per arrivare a questo risultato, però, ci sono volute settimane di lotta da parte dei malati, che hanno addirittura organizzato uno sciopero della fame, e dei loro famigliari, scesi in piazza a protestare e ad informare i cittadini di quanto stava accadendo.
Perché partire da questo per parlare di disabilità e barriere architettoniche? In primo luogo perché colpisce, in questa brutta storia di diritti negati e poi concessi solo sotto il peso dello sdegno dell’opinione pubblica, la foto ed il sorriso dei malati pubblicati oggi sui principali quotidiani. In quegli occhi soddisfatti, in quegli sguardi fieri, è l’immagine della vittoria. Ma anche di una grande sconfitta. Perché una società che costringe i suoi malati a far lo sciopero della fame per ottenere assistenza, che in casi come questi significa semplicemente il diritto ad una vita decorosa per sé e per le persone che ti vivono accanto, è una società che ha, lei sì, qualcosa che non funziona.
E allora, al di là di retorica, viene da pensare che le barriere da abbattere siano mentali prima ancora che fisiche. C’è un muro che occorre buttare giù. E bisogna farlo ogni giorno, con costanza. Perché ad ogni mattone che cade, frutto del pregiudizio, dell’ignoranza o del semplice disinteresse, ce ne sono altri pronti a prendere il loro posto.
Io sono cresciuta con Massimo, il mio cugino speciale, di sei anni più grande. Lui non sapeva parlare correttamente, aveva dei movimenti ripetitivi ed un po’ scomposti. Ma era felice quando lo andavo a trovare, ogni giorno. Ed era bravissimo a giocare a palla. Spesso portavo con me qualche mia amica e sempre, dopo la sorpresa iniziale, tutto funzionava perfettamente. Massimo tirava la palla, noi correvamo a prenderla. Perché dico questo? Perché i bambini, non ancora viziati dai condizionamenti, sanno benissimo, per istinto, cosa è giusto fare. Trovano le soluzioni, adattano i comportamenti. Le barriere arrivano dopo. A crearle sono le nostre paure, la nostra inadeguatezza.
Perché partire da questo per parlare di disabilità e barriere architettoniche? In primo luogo perché colpisce, in questa brutta storia di diritti negati e poi concessi solo sotto il peso dello sdegno dell’opinione pubblica, la foto ed il sorriso dei malati pubblicati oggi sui principali quotidiani. In quegli occhi soddisfatti, in quegli sguardi fieri, è l’immagine della vittoria. Ma anche di una grande sconfitta. Perché una società che costringe i suoi malati a far lo sciopero della fame per ottenere assistenza, che in casi come questi significa semplicemente il diritto ad una vita decorosa per sé e per le persone che ti vivono accanto, è una società che ha, lei sì, qualcosa che non funziona.
E allora, al di là di retorica, viene da pensare che le barriere da abbattere siano mentali prima ancora che fisiche. C’è un muro che occorre buttare giù. E bisogna farlo ogni giorno, con costanza. Perché ad ogni mattone che cade, frutto del pregiudizio, dell’ignoranza o del semplice disinteresse, ce ne sono altri pronti a prendere il loro posto.
Io sono cresciuta con Massimo, il mio cugino speciale, di sei anni più grande. Lui non sapeva parlare correttamente, aveva dei movimenti ripetitivi ed un po’ scomposti. Ma era felice quando lo andavo a trovare, ogni giorno. Ed era bravissimo a giocare a palla. Spesso portavo con me qualche mia amica e sempre, dopo la sorpresa iniziale, tutto funzionava perfettamente. Massimo tirava la palla, noi correvamo a prenderla. Perché dico questo? Perché i bambini, non ancora viziati dai condizionamenti, sanno benissimo, per istinto, cosa è giusto fare. Trovano le soluzioni, adattano i comportamenti. Le barriere arrivano dopo. A crearle sono le nostre paure, la nostra inadeguatezza.
Patrizia Mazzarello
FARE SPAZIO AL REGNO di Don Daniele Bisato (Parroco di S.Agostino di Ventimiglia)
Riceviamo e siamo lieti di pubblicarlo nel nostro blog, il contributo di Fede di Don Daniele Bisato, parroco della Chiesa di S.Agostino di Ventimiglia. ... grazie a nome della redazione.
Federico Di Caro
Ci sono certe
espressioni che nella mente di un credente circolano con frequenza anche se non sono ben comprese. Una di queste è certamente
“Il regno di Dio” o “il regno dei cieli”. Marco inizia il suo vangelo mettendo
in bocca a Gesù queste parole:
“Gesù andò nella Galilea,
proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: il tempo è compiuto e il regno di Dio
è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo!”
La “Buona Notizia” è questa: con la presenza di Gesù chi
viveva nell’attesa di Lui, può fare esperienza, può contemplare il diffondersi
di quell’amore che è di Dio, che è in Dio ma che, attraverso la persona di Gesù
può coinvolgere anche noi.
Il Regno di Dio
è presente nella persona di Gesù.
Il Regno di Dio viene
anche oggi e continuerà sempre, perché continua a compiersi.
Nella vita
terrena non terminiamo mai di entrarvi, accogliendolo sempre di più.
Gesù è Dio che vive l’esistenza umana fino all’estremo, fino al punto massimo di umanità e di amore. Fino alla morte, l’estremo respiro vitale. L’evangelista Giovanni introduce l’istituzione della cena con la frase. “Gesù avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine” (Gv. 13) Quell’amare fino alla fine non significa solo fino all’ultimo respiro di vita, cioè fino a ciò che è nelle capacità umane. Egli è anche Dio e, quindi, mettendo in atto anche quanto è nelle sue capacità divine.
Gesù è Dio che vive l’esistenza umana fino all’estremo, fino al punto massimo di umanità e di amore. Fino alla morte, l’estremo respiro vitale. L’evangelista Giovanni introduce l’istituzione della cena con la frase. “Gesù avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine” (Gv. 13) Quell’amare fino alla fine non significa solo fino all’ultimo respiro di vita, cioè fino a ciò che è nelle capacità umane. Egli è anche Dio e, quindi, mettendo in atto anche quanto è nelle sue capacità divine.
Fino alla
risurrezione, l’estremo palpito dell’amore. Gesù ha obbedito alla volontà
vitale e amorosa del Padre: manifestare l’amore infinito, dentro tutte le
situazioni
dell’umana esistenza.
dell’umana esistenza.
Sapremo mai
immaginarci quanto sia intenso e pieno di vita l’amore che Gesù è venuto a
portare alla nostra povera umanità, incapace di amare a causa delle profonde
ferite prodotte dal peccato?
Tuttavia la
medesima obbedienza ( che è poi conformità ad amare come ama Dio) è richiesta all’essere
umano, che significa proporre ad un uomo di amare in maniera divina! Ciò può
sembrare assurdo, ma la venuta di Gesù tra noi e il vivere nella comunione che
la fede ci permette, rende possibile anche a noi questo amore. Siamo chiamati a
manifestare l’amore in ogni realtà umana, fino all’estremo: nella gioia e nel dolore, nel riposo e nella
fatica, nella malattia e nella salute, nel lavoro e nel disagio sociale, nella vita
e nella morte.
Una persona che
noi oggi definiamo “diversamente abile” che accoglienza trova oggi? sono
davvero riconosciute ed apprezzate le sue “abilità” anche se “altre” rispetto
alle più diffuse e conosciute?
Nella mia
esperienza ho potuto gustare la gioia di
vedere certe persone finalmente riconosciute e accolte, accendere con la loro
vivacità e gioia di vivere degli ambienti familiari e di quartiere piuttosto chiusi e tristi.
Sono lieto di poter esprimere qualche mio pensiero anche da questo sito
Il Regno di Dio ha bisogno di spazio. Soprattutto dentro di noi, nei cuori e nella loro capacità di amare.
Sono lieto di poter esprimere qualche mio pensiero anche da questo sito
Il Regno di Dio ha bisogno di spazio. Soprattutto dentro di noi, nei cuori e nella loro capacità di amare.
Non ha bisogno
di lasciapassare, passaporti o licenze speciali. Chiunque è in grado di rendere
attuale, concreto e riconoscibile il volto
misterioso di quell’amore che ha davvero diritto di cittadinanza in
tutto il mondo.
La mia esperienza sulle barriere architettoniche, di Federico Di Caro
Prima di tutto la definizione che ho preso da un’enciclopedia
su internet:
Viene definita barriera architettonica qualunque elemento
costruttivo che
impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di
servizi (specialmente di persone con limitata capacità motoria o sensoriale).
Da questo consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica
per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si evince quindi
impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di
servizi (specialmente di persone con limitata capacità motoria o sensoriale).
Da questo consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica
per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si evince quindi
che il concetto di barriera viene percepito in maniera
diversa da ogni
individuo. Il bisogno di garantire al maggior numero di persone il diritto alla
libertà di movimento, ha portato alla ricerca di parametri comuni, che
consentissero di limitare il criterio di soggettività.
Il passo più importante è stato fatto a livello normativo andando a
individuare quali elementi costruttivi siano da considerarsi barriera
architettonica. Il primo passo verso il miglioramento della situazione deve
essere fatto educando la comunità: bisogna educarla a rimuovere le barriere
culturali prima di quelle architettoniche al fine di promuovere l’integrazione
sociale parallelamente a quella ambientale. Il secondo grande passo deve essere
fatto in fase di pianificazione urbanistica: la progettazione dello spazio e
degli edifici deve essere volta a favorire il più possibile una vita
indipendente e confortevole delle persone nei vari settori: nelle abitazioni,
nei trasporti, nel lavoro, nell'istruzione e nel tempo libero. La legge quadro
italiana che tratta il problema dell'accessibilità è la legge 13/89 che
stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità
ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Il D.M. 236/89
(decreto attuativo) si addentra maggiormente nella parte tecnica ed individua
tre diversi livelli di qualità dello spazio costruito.
Questi tre livelli sono:
Accessibilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria
o sensoriale di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e
ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in
condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.
Visitabilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria
o sensoriale di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio
igienico di ogni unità immobiliare. Vengono considerati spazi di relazione gli
spazi di soggiorno dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed
incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta.
Adattabilità: possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi
limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da
parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.
individuo. Il bisogno di garantire al maggior numero di persone il diritto alla
libertà di movimento, ha portato alla ricerca di parametri comuni, che
consentissero di limitare il criterio di soggettività.
Il passo più importante è stato fatto a livello normativo andando a
individuare quali elementi costruttivi siano da considerarsi barriera
architettonica. Il primo passo verso il miglioramento della situazione deve
essere fatto educando la comunità: bisogna educarla a rimuovere le barriere
culturali prima di quelle architettoniche al fine di promuovere l’integrazione
sociale parallelamente a quella ambientale. Il secondo grande passo deve essere
fatto in fase di pianificazione urbanistica: la progettazione dello spazio e
degli edifici deve essere volta a favorire il più possibile una vita
indipendente e confortevole delle persone nei vari settori: nelle abitazioni,
nei trasporti, nel lavoro, nell'istruzione e nel tempo libero. La legge quadro
italiana che tratta il problema dell'accessibilità è la legge 13/89 che
stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità
ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Il D.M. 236/89
(decreto attuativo) si addentra maggiormente nella parte tecnica ed individua
tre diversi livelli di qualità dello spazio costruito.
Questi tre livelli sono:
Accessibilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria
o sensoriale di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e
ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in
condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.
Visitabilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria
o sensoriale di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio
igienico di ogni unità immobiliare. Vengono considerati spazi di relazione gli
spazi di soggiorno dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed
incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta.
Adattabilità: possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi
limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da
parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.
Poi la mia esperienza .......
ALL'IPC MARCO POLO DI VENTIMIGLIA
ALL'IPC MARCO POLO DI VENTIMIGLIA
....La mia esperienza all'IPC Marco Polo di Ventimiglia è stata molto positiva perché per me passare dalle medie alle
superiori, mi ha fatto diventare un ragazzo più maturo, con la grande
accoglienza dei miei compagni che mi hanno accolto bene, i prof anche durante
l’intervallo mi sorvegliano e in particolare anche i miei amici Simone, Roberto
ed Elodie che si preoccupano per me e mi
vogliono bene.
Per quanto riguarda le barriere architettoniche nella Scuola di Ventimiglia, non ho mai riscontrato
difficoltà, perché la scuola è attrezzata per noi disabili, è dotata di bagni
per disabili e anche di ascensore. Per quanto riguarda il movimento in
corridoio è molto comodo perché è bello largo e spazioso per le mie manovre con
la carrozzina mono-posto.Qualche problema a volte esiste nelle classi perché
sono piccole e affollate e non sempre riesco a muovermi bene.
IN CROCIERA
La mia esperienza in crociera, fatta per la seconda volta nella mia vita, devo dire che è un modo di fare vacanza molto comodo perché conosci vari posti comodamente. L’equipaggio ci aiuta molto in tutte le nostre esigenze, nella nave ci sono delle rampe per salire con la carrozzina evitando le scale, in modo da renderci la vacanza semplice e piacevole a me e a chi mi accompagna.
IN AEREO
Ho fatto solo un viaggio in aereo dove sono partito da Ventimiglia a Miami (USA) e ho fatto il seguente itinerario: Nizza-Madrid, dove mi sono venuti a prendere un’azienda di nome SIN BARRERA (spagnola) che è specializzata per le persone diversamente abili, la ditta mi ha trasportato con i carrelli elevatori fino a dentro l’aereo. Il viaggio in aereo è stato molto comodo.
NELLA MIA CITTA'
Per quanto riguarda le barriere architettoniche a Ventimiglia, devo dire che non ne ho trovate molte, i marciapiedi spesso hanno la rampa per la carrozzina e in generale se fai i percorsi giusti non trovi tante barriere..
ALLA SPES AUSER
Nella mia esperienza extrascolastica alla SPES-AUSER di Ventimiglia, devo dire che fino ad ora non ho mai riscontrato difficoltà, perché
Il blog per me è perfetto, spero che vi piaccia il post e se
volete scrivermi per qualche commento la mia email è: fendex@hotmail.it
Ciao a tutti :-)
Ciao a tutti :-)
Federico Di Caro
giovedì 1 novembre 2012
Un confronto europeo tra stipendi e orari, a cura di Admin
Un confronto completo:
Un confronto solo per gli orari.
Orario settimanale di insegnamento dei docenti - Fonte Eurydice 2011
primaria
|
. Inf.
|
sec. Sup.
| |
Bulgaria |
12
|
15
|
14
|
Polonia |
14
|
14
|
14
|
Estonia |
16
|
16
|
15
|
Rep. Ceca |
17
|
17
|
16
|
Slovenia |
17
|
17
|
15
|
Danimarca |
18
|
20
|
19
|
Grecia |
18
|
16
|
14
|
Austria |
18
|
17
|
17
|
Romania |
18
|
18
|
18
|
Slovacchia |
18
|
18
|
18
|
Finlandia |
18
|
16
|
15
|
Cipro |
19
|
18
|
18
|
media UE |
19,6
|
18,1
|
16,3
|
Germania |
20
|
18
|
18
|
Ungheria |
20
|
20
|
20
|
Belgio |
21
|
19
|
18
|
Lettonia |
21
|
21
|
21
|
Lituania |
21
|
18
|
18
|
Lussemburgo |
21
|
18
|
18
|
Irlanda |
22
|
22
|
22
|
Italia |
22
|
18
|
18
|
Francia |
24
|
17
|
14
|
Spagna |
25
|
19
|
19
|
Portogallo |
25
|
22
|
22
|
Malta |
26
|
20
|
20
|
Da Eurydice: Responsabilità e autonomia degli insegnanti in Europa pubblicato da Admin
Attenzione:
per ingrandire il documento e visualizzarlo a pieno schermo, usare i tasti in alto (zoom e freccia)
sabato 27 ottobre 2012
La Spes Auser di Ventimiglia e l'integrazione sociale dei diversamente abili
Grazie al nostro infaticabile Federico, colonna portante di questo Blog, riceviamo dal dott. Matteo Lupi, già presidente del CE.S.P.IM, eletto nuovo presidente della Spes Auser di Ventimiglia, questo articolo che molto volentieri inseriamo nel nostro blog. Grazie.
Da pochi giorni sono stato eletto Presidente
dell’associazione Spes di Ventimiglia- Per me è stato un onore ricevere
l’attestazione di stima e di fiducia dei genitori e dei volontari
dell’associazione che hanno deciso di affidare a me questa grande e prestigiosa
responsabilità. La Spes
è infatti la più grande organizzazione di volontariato del Ponente: nota per il
suo impegno a favore dei portatori di handicap.
La SPES AUSER
è un’Associazione nata nel 1996 su iniziativa di parenti e amici di portatori
di handicap. Gestisce due centri diurni socio riabilitativi e una Casa Famiglia
“Dopo di Noi”.
Il
ruolo delle famiglie nella vita della struttura è essenziale, sia per impedire
l’isolamento delle stesse, sia per arricchire l’Associazione.
Le
iniziative dell’Associazione sono molto radicate sul territorio del
comprensorio ventimigliese, gli interventi sono collegati in rete con le altre
realtà della zona e con i servizi competenti, in particolar modo i tecnici
dell’ASL 1 soprattutto dell’U.O. Disabili e U.O. Psichiatria.
Nel rivolgermi ai ragazzi della Spes, in
occasione dell’assemblea di tutte le famiglie, ho sentito la necessità di
ringraziarli per l’affetto sincero che mi hanno manifestato fin dai primi
giorni in cui ho iniziato a collaborare con questa grande realtà sociale della
nostra Provincia.
“Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico
e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione
di tutti i lavori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese –
Costituzione Italiana, art. 3”
Questo è stato e sarà il mio grande riferimento normativo nella gestione
dell’associazione.
Stare insieme ai ragazzi, condividere con
loro momenti di socializzazione, ma anche socializzare difficoltà è stato
motivo di stimolo e rinnovato impegno nel sociale.
Collaboriamo con gli enti pubblici, con
soggetti privati e sentiamo fortemente in questa fase di crisi la necessità di
supportare le famiglie nelle loro sfide di “sopravvivenza” quotidiana.
E’ nostra intenzione anche tramite
questa progettualità creare
opportunità di lavoro per soggetti fragili (disabili fisici, psichici e
sensoriali e con patologie psichiatriche),
promuovendo l’inclusione sociale e lavorativa e privilegiando, parallelamente,
iniziative collegate al turismo, allo sviluppo dell’economia locale, della
ricreazione, della musica, del tempo libero e della socializzazione.
Matteo Lupi
aSuPsEeSr - Associazione
di parenti ed amici di portatori di handicap
) cso
Limone Piemonte, 63 - 18039 Ventimiglia (IM)
& 0184/35.58.00 - Fax 0184/23.78.71
& 0184/35.58.00 - Fax 0184/23.78.71
venerdì 26 ottobre 2012
Quando lo smartphone aiuta il disabile di Aldo Domenico Ficara
Riceviamo e ringraziamo l'ing. Aldo Domenico Ficara (insegnante e redattore della
prestigiosa Tecnica della Scuola) che ci ha dato questo post. Grazie.
Secondo uno studio Istat proposto nel 2009 dal titolo "La disabilità in Italia" nel nostro Paese ci
sono oltre 2.500.000 persone con disabilità e difficoltà motorie, mentre i numeri si fanno più
alti se si considerano tutti gli over 65, persone sempre più esposte alle difficoltà rappresentate
dalle barriere architettoniche.
Per ovviare a tali difficoltà può venirci incontro l’innovazione tecnologica, sotto le spoglie della
telefonia mobile.
Si chiama EasyWay, a lanciarla è Vodafone, ed è un'applicazione gratuita per smartphone,
dedicata sia a persone con difficoltà motorie che ai loro accompagnatori che si muovono in città
con il passeggino, per segnalare in tempo reale il grado di accessibilità dei luoghi pubblici come
negozi, musei, ristoranti, alberghi e uffici.
Questa applicazione può risultare utile anche agli studenti disabili per rendere note tutte le
barriere architettoniche presenti nelle nostre scuole.
I dati, che saranno inseriti nella banca dati di EasyWay, verranno messi a disposizione di tutti
quei soggetti interessati ad avere informazioni sull’ accessibilità dei luoghi pubblici, come ad
esempio parcheggi dedicati,servizi igienici per disabili e strutture scolastiche.
Per quanto detto EasyWay rappresenta un esempio concreto delle potenzialità sociali della
telefonia mobile, che oggi ha raggiunto un livello di diffusione e di evoluzione dei servizi tali da
consentire un suo efficace utilizzo per migliorare la vita delle persone disabili.
L'applicazione, realizzata con il contributo di Fish, la Federazione Italiana per il Superamento
dell'Handicap, è una risposta semplice ed innovativa ad un problema che caratterizza le
nostre città sempre più condizionate dalle numerose barriere architettoniche mai rimosse.
Un importante passo in avanti nella direzione di aiutare l'indipendenza, l'autonomia e
l'inclusione sociale di tutte le persone con difficoltà motorie.
sono oltre 2.500.000 persone con disabilità e difficoltà motorie, mentre i numeri si fanno più
alti se si considerano tutti gli over 65, persone sempre più esposte alle difficoltà rappresentate
dalle barriere architettoniche.
Per ovviare a tali difficoltà può venirci incontro l’innovazione tecnologica, sotto le spoglie della
telefonia mobile.
Si chiama EasyWay, a lanciarla è Vodafone, ed è un'applicazione gratuita per smartphone,
dedicata sia a persone con difficoltà motorie che ai loro accompagnatori che si muovono in città
con il passeggino, per segnalare in tempo reale il grado di accessibilità dei luoghi pubblici come
negozi, musei, ristoranti, alberghi e uffici.
Questa applicazione può risultare utile anche agli studenti disabili per rendere note tutte le
barriere architettoniche presenti nelle nostre scuole.
I dati, che saranno inseriti nella banca dati di EasyWay, verranno messi a disposizione di tutti
quei soggetti interessati ad avere informazioni sull’ accessibilità dei luoghi pubblici, come ad
esempio parcheggi dedicati,servizi igienici per disabili e strutture scolastiche.
Per quanto detto EasyWay rappresenta un esempio concreto delle potenzialità sociali della
telefonia mobile, che oggi ha raggiunto un livello di diffusione e di evoluzione dei servizi tali da
consentire un suo efficace utilizzo per migliorare la vita delle persone disabili.
L'applicazione, realizzata con il contributo di Fish, la Federazione Italiana per il Superamento
dell'Handicap, è una risposta semplice ed innovativa ad un problema che caratterizza le
nostre città sempre più condizionate dalle numerose barriere architettoniche mai rimosse.
Un importante passo in avanti nella direzione di aiutare l'indipendenza, l'autonomia e
l'inclusione sociale di tutte le persone con difficoltà motorie.
(Aldo Domenico Ficara)
Dalla Consulta regionale dell'handicap
Riceviamo dalla Consulta Regionale ringraziando per la paziente attesa, questo contributo per il nostro blog da parte del Presidente Giacomo Piombo e della Prof.ssa Silvana Benzi che ringraziamo.
- Servizi per i casi più gravi (
assistenza domiciliare, case-famiglia, residenzialità )
- Barriere architettoniche
- Il "dopo di noi", per chi si ritrova senza genitori
LA
COMMISSIONE SCUOLA
La
Commissione Scuola
offre consulenze a genitori, docenti,
elabora uno studio-proposta di delibera per l'inserimento dei ragazzi
disabili nelle scuole. Altri interventi per la scuola curati dai Gruppi di
Lavoro: monitoraggio delle barriere architettoniche; attivazione di un gruppo
di lavoro di insegnanti sensibili ai problemi dell'handicap; studio-proposta,
per la delibera dell'Accordo di Programma, del PEI che prende in considerazione l'individuo,
dall'infanzia all'inserimento lavorativo, partecipazione ai GLSH delle Scuole
in qualità di esperti, organizza convegni e iniziative legate alla scuola ed ai
problemi ad essa connessi.
Iniziative
della consulta
-
Convegni
- Aggiornamenti documentazione handicap
- Conferenze
- Commissioni
-
Gruppi di studio
- Sportelli
IL
DOCENTE PER LE ATTIVITA’ DI SOSTEGNO
_
È un insegnante specializzato con l’obiettivo di garantire le attività di
sostegno alle classi nelle quali è inserito un alunno disabile, diventando così
contitolare della classe, _ Concorre al
successo dell’integrazione in classe garantendo la realizzazione del Piano
Educativo Individualizzato, curando la documentazione, assumendo la
corresponsabilità delle attività didattiche della classe e favorendo la
diffusione della cultura dell’integrazione della scuola
Il ruolo dell'insegnante di sostegno
L'insegnante
di sostegno ha le seguenti competenze:
a. conoscenze generali relative alla
situazione di handicap;
b. competenze relazionali; sapere lavorare
in team con gli altri operatori; facilitare il lavoro di rete tra operatori
scolastici, extrascolastici, famiglie; svolgere attività di tutore e
compresenza in classe;
c. competenze disciplinari relativamente
alla propria area di nomina;
d. competenze metodologiche;
e. competenze
teoriche e applicative di contenuti.
Disposizioni
/ Adempimenti
a. assume la contitolarità delle sezioni e
delle classi in cui opera;
b. partecipa alla stesura di tutti i
documenti e progetti per l'integrazione;
c. partecipa a
pieno titolo alle operazioni di valutazione con diritto di voto per tutti gli
alunni della classe.
Tutti
i docenti della classe sono parimenti responsabili del percorso educativo e
formativo dell’alunno disabile, così come di ogni altro allievo. Essi concorrono a promuovere il processo
formativo dell’alunno disabile, sia in presenza che in assenza del docente di
sostegno, con il quale progettano, realizzano e verificano i percorsi di
integrazione.
sabato 13 ottobre 2012
A che punto siamo con l'inclusione scolastica a fine 2012? di Salvatore Nocera
Siamo onorati di ricevere il
primo post con cui apriamo il nostro blog e ringraziamo l’avvocato Salvatore
Nocera: per il post e soprattutto per tutto quello che fa per il mondo dell'handicap:
Sia pur con ritado, Vi allego il mio
intervento. riducetelo liberamente se Vi sembra troppo lungo.
Cordiali saluti ed auguri per il Vostro nuovo
lavoro.
Salvatore Nocera
A CHE PUNTO SIAMO CON
L’INCLUSIONE SCOLASTICA A FINE 2012?
DI SALVATORE NOCERA
Vicepresidente
nazionale della F I S H , Federazione italiana per il superamento dell’handicap
I dati numerici
A
chi vuole indagare il fenomeno si presenta in crescita numerica ma, a mio
avviso, in decrescita qualitativa e culturale.Siamo ormai arrivati ad oltre
centonovantaseimila alunni frequentanti le scuole statali, cui si aggiungono
circa diecimila frequentati le scuole paritarie e circa quindicimila
frequentanti l’università.E’ inoltre da tener presente che di questi circa quindicimila sono studenti
stranieri con disabilità.Gli insegnanti per le attività di sostegno sono quasi centomila e numerose decine di migliaia
sono gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione assegnati dagli Enti
locali; a questi si aggiungono alcune migliaia di incarichi assegnati ai
collaboratori scolastici per l’assistenza igienica degli alunni con disabilità
più gravi.
La
normativa nazionale e regionale rimane sempre ad alti livelli di formulazione
dei diritti, rafforzati dalla costante attenzione della Magistratura, anche
costituzionale e dall’entrata in vigore della Convenzione ONU sui diritti delle
persone con disabilità, ratificata con l.n. 18/09.
Le contraddizioni indotte
A
fronte di questi dati incoraggianti però si debbono rilevare alcune situazioni
che stanno seriamente modificando il
modello italiano di inclusione, dovute soprattutto ai crescenti tagli alla
spesa sociale. Tali tagli stanno anche determinando un notevole cambiamento
culturale nelle famiglie e negli operatori, specie scolastici che offuscano il
disegno che a partire dalla fine degli Anni Sessanta e sino alla fine degli
Anni Novanta si era venuto realizzando
in Italia.
Infatti
i crescenti tagli alla spesa pubblica e
le coeve riforme Moratti( 2003 ), Fioroni( 2007) e Gelmini ( 2008 e seguenti )
hanno determinato un sovraffollamento pauroso nelle classi. Conseguentemente i
docenti curricolari , anche se l’avessero voluto, non hanno più potuto
occuparsi degli alunni con disabilità, come invece è avvenuto fin dalle
origini, e gli alunni, specie quelli con maggiori difficoltà, sono stati
emarginati in classe o mandati fuori della classe con assistenti e bidelli. A
ciò hanno reagito le famiglie con
ricorsi sempre crescenti alla Magistratura, la quale ha in modo
ineccepibile enucleato il diritto allo studio degli alunni con disabilità come
diritto costituzionalmente fgarantito e non comprimibile per soli motivi
di tagli ai builanci.In tal senso è
illuminante la Sentenza
della Corte costituzionale n. 80/10 della Corte costituzionale.
Però
la “ via giudiziale all’inclusione
scolasticva “ ha prodotto degli effetti indotti non voluti e fortemente
distorsivi. Infatti le famiglie, abbandonate dai docenti curricolari, hanno
richiesto ed ottenuto un sempre maggiore numero di ore di sostegno per i propri
figlioli, talora sottraendoli agli altri, sino addirittura a pervenire ad
alcune pronunce che assegnano le ore di sostegno per tutta la durata
dell’orario scolastico.
Tutto
ciò ha provocato un continuo allontanamento dei docenti curricolari dalla
formazione per l’inclusione scolastica ( come era invece avvenuta nei primi Anni Settanta, quando non esistevano
ancora gli insegnanti per il sostegno ,
e negli Anni Ottanta-Novanta , quando si rinnovarono i corsi di
specializzazione e di aggiornamento specie per l’inclusione nelle scuole superiori
con la Sentenza della Corte
cost. n. 215/87).Ciò ha determinato una crescente delega dell’inclusione ai
soli docenti per il sostegno che a sua volta ha incrementato una sempre maggiore richiesta di ore di sostegno sia da parte
delle famiglie sia da parte delle scuole con impressionante crescita sia delle
certificazioni di disabilità, sia di sentenze che assegnavano crescenti numeri
di ore di sostegno.Ma questa crescita spropositata delle ore di sostegno ,
esplosa a partire dall’inizio degli Anni Duemila è divenuta inarrestabile con
l’introduzione dei Patti di stabilità , formalizzati in modo rigidissimo con
l’art 64 della L.n. 133/08, che rende personalmente responsabili Dirigenti
scolastici , degli uffici scolastici regionali e ministeriali dello sforamento
dei baget fissati annualmente.La conseguenza è stata un incremento dei ricorsi giurisdizionali;
infatti i Dirigenti, non potendo sforare i baget loro assegnati per le ore di sostegno, erano costretti a cedere
solo in presenza di una sentenza che aumenta il numero delle ore di sostegno.Ragione
per la quale addirittura Dirigenti disponibili ad aumentare le ore per evidenti
esigenze didattiche, si augurano , per venire incontro alle giuste richieste
delle famiglie, che queste promuovano azioni giudiziarie.Tali azioni sono
notevolmente agevolate da una visione fondamentalmente medica del processo di
inclusione. Infatti gli avvocati per avere maggiori probabilità di successo
hanno basato la richiesta delle ore in
più non su esigenze didattiche, di difficile prova, ma su esigenze di salute,
trattandosi di alunni che , come
stabilisce l’art 3 comma 1 l .n.
104/92,” hanno una minorazione
stabilizzata o progressiva “. Quindi
l’inclusione ormai sempre meno si basa sui progetti didattici e sempre più
sulle diagnosi cliniche; questo è lo snaturamento maggiore che la cultura
dell’inclusione ha subito e non si
vedono a breve possibili correzioni, dal momento che tali nuovi orientamenti culturali indotti dalla
logica dei procedimenti giurisdizionali
sta divenendo cultura corrente tra le famiglie e , in modo più
preoccupante, tra i Dirigenti scolastici
ed i docenti.
Proposte per ritornare alla
cultura delle origini
Mario
Tortello, fondatore della Rivista
torinese Handicap & scuola, purtroppo prematuramente scomparso,
soleva dire “ in presenza di tali derive sanitarie riprendiamoci la pedagogia”.Ed è da qui che
bisogna ripartire e conseguentemente ristabilire le condizioni per le quali la
pedagogia torni ad essere la linfa ispiratrice del rilancio della qualità
dell’inclusione scolastica in Italia. Le associazioni, specie quelle aderenti
alla F I S H, da tempo hanno avanzate al
Ministero dell’Istruzione alcune proposte che qui sintetizzo.
a) - E’ ibndispensabile che le classi frequentate da alunni con
disabilità abbiano un numero non elevato di alunni. Si era ottenuto nel ’99 il
d m n. 141 che fissava a 20 il tetto massimo di alunni in una classe ove era
presente un alunno con grave disabilità ed
a 25 quello in presenza di un alunno con
disabilità lieve. La riforma Gelmini ha abrogato tale norma e le
associazioni hanno ottenuto solo l’art 5
comma 2 del dpr n. 81/09 nel quale si
stabilisce che “ di norma “ le
classi iniziali ( e per logica quelle successive )frequentate da alunni con
disabilità “possono essere composte da 20 alunni.Le associazioni allora si sono
appellate all’art 4 steddo dpr che consente in via eccezionale di superare tale
tetto del 10% e cioè di 2 unità; e quindi si è trasformato il “ possono in
debbono “; però non si è ancora ottenuta
una norma precisa sul numero massimo di alunni con disabilità presenti; la c m
n. 61/2012 invita i Dirigenti scolastici a non superare il numero di 20 alunni
in presenza di un alunno con grave disabilità o due con disabilità non grave.
E’ però un invito e probabilmente, stavolta ci si rivolgerà alla Magistratura
perché chiarisca anche questo fondamentale aspetto del diritto allo studio
degli alunni con disabilità.
V
) – Gli insegnanti curricolari debbono tornare ad essere il soggetto cui
affidare fondamentalmente la presa in carico del progetto di inclusione, purchè
siano messi in condizione di farlo. La prima condizione è avere classi non
numerose e ciò è adesso possibile.
La
seconda e fondamentale condizione è che abbiano unba formazione iniziale ed ovvligatoria
in serivizio sulla didattica dell’inclusione .Quanto alla formazione iniziale
le associazioni sono in parte riuscite ad ottenere l’obbligo di 31 crediti
universitari formativ, pari a circa un semestre però per i soli docenti della
scuola dell’infanzia e primnaria ( d m n. 249/10 art 13 ); per quelli di scuola
secondaria solo sei crediti,che si chiede fortemente vengano portati alla pari
con gli altri. Per la formazione
obbligatoria in servizio, specie per conoscere i problemi educativi
degli alunni con disabilità che di anno
in anno si trovano in classe, ancora si brancola nel buio.
c)
– la terza condizione indispensabile è la continuità di docenti per il
sostegno. Purtroppo tale condizione oggi è quasi inesistente a causa delle
norme di stato giuridico dei docenti. Infatti i docenti di sostegno
di ruolo possono lasciare con un trasferimento la classe dopo massimo
cinque anni ( talora ridotti a tre se hanno frequentato un corso di
specializzazione durante il servizio); quelli precari sono soggetti annualmente
a cambiare sede con gravissime conseguenze specie per gli alunni con disabilità
intellettive che richiedono molto tempo per trovare una buona sintonia coi docenti.Su questo aspetto le associazioni
hanno formulato diverse proposte dall’aumento
degli anni di permanenza sul sostegno per i docenti di ruolo ad una maggiore
durata degli attuali incarichi annuali
per i precari, sino a pervenire alla richiesta di costituzione di
un’apposita classe di concorso di sostegno, che quindi venga seguita da docenti
che fanno una ben precisa scelta professionale.
D)
- A queste condizioni si aggiungono altre esterne alla scuola, come la garanzia
dei trasporti gratuiti, l’eliminazione delle barriere architettoniche e senso
percettive che purtroppo ancora interessa circa il 50% delle scuole,la presenza
di assistenti per l’autonomia e la comunicazione forniti dagli Enti locali, che
però spesso difettano per numero e per formazione, specie a causa dei recenti
tagli alla spesa degli stessi.
E) – Ma la condizione di fondo
rimane pur sempre il cambiamento culturale che rimetta al centro dei problemi
l’aspetto pedagogico. Se non si recupera il senso del valore didattico
dell’inclusione sia da parte dei Dirigenti scolastici , dei docenti e delle
famiglie le altre imprescindibili condizioni non riusciranno a realizzarsi.
E’
inutile nasconderselo; si è perduta la spinta propulsiva della fine degli Anni
Sessanta primi Anni Settanta; l’inclusione in buona parte è sentita come non
più un’occasione di rinnovamento della didattica e della scuola, ma come un
fatto burocratico di mero rispetto formale delle norme; non è più sentito come
una conquista corale di una comunità che si rinnova, ma come l’attuazione di un
diritto egoistico da parte delle famiglie e di un peso da parte dei docenti.
Ovviamente
non tutti i docenti e non tutte le famiglie la pensano così; specie i docenti
delle scuole dell’infanzia e primarie e
alcune famiglie educate dalle associazioni credono alla necessità di unire
tutte le forze per migliorare la scuola e con essa la qualità dell’inclusione;
però la maggioranza non è ancora stata contaggiata da questa sete di
cambiamento radicale e quindi non si impegna a sostegno delle minoranze che
invece lavorano quotidianamente per questo rinnovamento.
Senza
questo recupero di coscienza corale da parte della società sarà difficile o
almeno molto faticoso far breccia nella classe politica che dovrà emanare le
norme necessarie a questi cambiamenti. Siamo in pochi che crediamo in ciò;
dovviamo fare proseliti. E’ una questione di fede laica nella dignità delle
persone umane, specie quelle più deboli.
Certo
le condizioni finanziarie non ci aiutano e quelle di morale pubblica di parte
significativa della classe politica ci
ostacola.
Però,
come ci disse Sergio Neri prima di lasciarci “ andate avanti voi che ci credete
“. Sono certo che cammin facendo il
nostro gruppo si ingrosserà in tutto il Paese.
venerdì 12 ottobre 2012
Il piano del Blog per l'a.s. 2012/2013
La linea editoriale del Blog “A chiare lettere” per l’a.s. 2012/2013
(approvata dal gruppo h il 15 ottobre 2012)
Cari amici, abbiamo aperto questo blog come progetto didattico approvato dal Collegio dei Docenti.
Il progetto didattico ci serve per discutere, per riflettere, per confrontarci, sulle tematiche dell’handicap, dell’inserimento e dell’integrazione scolastica, e di tutto quello che riguarda il mondo dello svantaggio e della deprivazione culturale e sociale, a cui la Scuola è chiamata spesso a dare delle risposte.
Non si tratta di una testata giornalistica, ma di un progetto didattico che ha la velleità di contribuire all’integrazione scolastica e all’inserimento e alla motivazione degli allievi anche diversabili, anche attraverso la eventuale partecipazione diretta all’iniziativa.
Il blog è gestito dal gruppo h dell’ISISS Fermi-Polo-Montale, amministratore pro-tempore è il prof. Giancarlo Memmo (responsabile e referente del progetto), mentre come collaboratore indispensabile di redazione nonchè freelancer abbiamo l’alunno Federico Di Caro dell’IPC Marco Polo che ringraziamo.
Il Piano editoriale o calendario di massima delle pubblicazioni una tantum è:
- Primo post dell’avvocato Salvatore Nocera, vicario F.I.S.H., Federazione Italiana Superamento dell’Handicap, conoscitore delle normative scolastiche e dell’integrazione, il post che ci ha promesso dovrebbe avere carattere e respiro “nazionale”;
- Secondo post, sul tema dell’handicap e dell’integrazione nella scuola in provincia di Imperia, sarà ad opera della dott.ssa Franca Rambaldi, dirigente dell’Ufficio di Ambito Territoriale (ex Provveditorato);
- Abbiamo chiesto al Presidente della Consulta Regionale sull’Handicap della Liguria, sig. Giacomo Piombo e alla prof. Silvana Benzi della consulta ligure, un post sull’integrazione scolastica vista dall’ottica dell’osservatorio regionale (il ruolo di consueling della consulta per gli insegnanti di sostegno e le famiglie),
- Don Daniele Bisato Parroco della Chiesa di S. Agostino di Ventimiglia, pubblicherà un post sull’handicap e l’insegnamento pastorale della Chiesa Cattolica;
- L’ing.Aldo Ficara, insegnante e redattore della Tecnica della Scuola, pubblicherà un post sul tema integrazione, handicap e tecnologia;
- Abbiamo intenzione di chiedere un contributo di riflessione sulle tematiche dell’accoglienza extrascolastica anche al presidente della Spes Auser di Ventimiglia, sig. Matteo Lupi e agli operatori dell’ISAH di Ventimiglia;
- Chiederemo al nostro Preside reggente, prof. Tommaso Berruti, una video intervista sulle tematiche dell’integrazione scolastica nei nostri istituti di Ventimiglia e Bordighera e nella scuola primaria di Ceriale-Albenga dove è titolare;
- Seguiranno i contributi dei docenti curricolari e del gruppo h della scuola e ovviamente anche dei docenti e degli educatori di altre realtà;
- Non possono mancare i post e i contributi degli operatori socio-sanitari, a tale proposito abbiamo prenotato un post per la dott.ssa Anna Ricelli dell’ASL1 di Imperia membro del nostro gruppo h, sulle tematiche della certificazione handicap per la scuola alla luce dei nuovi orientamenti e siamo in contatto per la definizione di un intervento della dott.ssa Nicoletta Squartini, operatrice del Don Gnocchi di Milano, sulle tematiche della riabilitazione e assistenza;
- Infine, come posizione cronologica ma non certo per ordine di importanza, ci aspettiamo i contributi di riflessione dei genitori e delle famiglie della scuola e degli alunni.
Il progetto è aperto alle riflessioni e a tutti i contributi, ringraziamo sinceramente…direi di cuore, tutti coloro che vorranno dedicarci, attraverso i loro scritti che vogliamo “a chiare lettere”, un po’ del loro tempo per riflettere e farci riflettere.
Grazie!
Federico Di Caro (collaboratore-redattore freelancer),
Giancarlo Memmo (responsabile del progetto e Amministratore pro-tempore),
Il Gruppo h di Istituto
Giancarlo Memmo (responsabile del progetto e Amministratore pro-tempore),
Il Gruppo h di Istituto
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